Recensione Fallout: serie tv audace e sorprendente - tuttotek.it (2024)

Fallout, la recensione della serie tv firmata Prime Video che rispetta il videogioco e si attesta come il prodotto più audace dell’anno

TITOLO ORIGINALE: Fallout. GENERE: Fantascientifico, drammatico. NAZIONE: Stati Uniti d’America. REGIA: Jonathan Nolan, Graham Wagner,Geneva Robertson-Dworet. CAST: Ella Purnell, Walton Goggins, Aaron Moten, Kyle MacLachlan, Moises Arias, Xelia Mendes-Jones. DURATA: 60 minuti ad episodio. DISTRIBUTORE: Amazon Prime Video. USCITA: dal 12 aprile 2024.

Le firme alle spalle del progetto e i valori produttivi messi in campo da Amazon e Kilter Films non potevano che far partire altissime aspettative per la serie tv ispirata alla nota saga videoludica. Tanta curiosità, ma anche un preoccupante senso di incertezza, posto che non fosse affatto facile trasportare sul piccolo schermo televisivo un prodotto così tanto stratificato in termini di lore e immaginario, ma allo stesso tempo così povero di sostanza e riconoscibilità da un punto di vista strettamente narrativo. In questa recensione di Fallout vi spiegheremo perché ci è piaciuta molto.

Moltissimi conoscono Fallout, ma in ognuno di loro ciò che questo franchise ha saputo innescare dipende moltissimo dal capitolo a cui si sono approcciati e, in qualche modo, anche da come hanno giocato quell’episodio visto che, nel pieno rispetto della tradizione ruolistica di Bethesda, questo famosissimo RPG post-apocalittico è capace di trascinare in un’avventura sconfinata dove la storia può tranquillamente rimanere sullo sfondo. Eppure la serie ribalta tutto, mette in primo piano la storia e, con il pretesto di un’avventura in prima persona, spiega elegantemente il contorno. Jonathan Nolan, Lisa Joy e soprattutto la showrunner Geneva Robertson-Dworet ci hanno davvero sorpreso. E non era affatto facile.

La trama e il trailer | Recensione Fallout

In un XXI secolo distopico, in cui l’estetica e la cultura americana degli anni ’50 non sono mai tramontate, dove il progresso della tecnologia nucleare dopo la Seconda guerra mondiale ha portato ad emergere una società retrofuturistica e a una successiva guerra per le risorse, il mondo è ancora diviso in sfere d’influenza tra Stati Uniti d’America e il blocco comunista costituito da Cina e Unione Sovietica, sotto la minaccia reciproca delle armi nucleari. Cooper Howard è una stella di Hollywood, attore western che sponsorizza la propaganda anticomunista del governo e ha una bella famiglia sulle colline di Los Angeles, quando esplode una guerra nucleare e tutto il pianeta viene ridotto in cenere dai bombardamenti atomici. Solo alcuni sopravvissuti in Nord America riescono a rifugiarsi in rifugi antiatomici conosciuti come Vault, costruiti e promossi dalla Vault-Tec per preservare l’umanità in caso di sterminio nucleare nei secoli a venire. 219 anni dopo, una giovane donna, Lucy MacLean, discendente dai primi abitanti del Vault 33, lascia dietro di sé l’unica vita che abbia mai conosciuto nel sottosuolo, per avventurarsi nella Zona contaminata, pericolosamente ostile e selvaggia, verso una California devastata.

Possiamo facilmente tirare in ballo un’altra operazione riuscita magistralmente, The Last of Us, per tentare un confronto. Se però quanto realizzato da HBO e Craig Mazin rappresenta alla perfezione il tentativo di trasportare in una serializzazione tv quanto raccontato nel videogioco a cui è ispirato il prodotto, rasentando talvolta la copia uno a uno, Fallout si presenta invece come un qualcosa che è ambientato in un preciso universo videoludico e punta a raccontare una storia completamente inedita, pur con gli inevitabili punti di contatto e furbissimi occhiolini. La serie tv di Prime Video è infatti ambientata nel 2296, esattamente a 9 anni di distanza dalle vicende raccontate in Fallout 4 che è l’episodio posizionato più avanti di tutti in termini cronologici, e quindi si presenta come un vero e proprio capitolo nella saga.

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Un nuovo capitolo nella saga | Recensione Fallout

Scendendo nei dettagli degli otto episodi che compongono questa prima stagione di Fallout, tutti che si aggirano intorno ai 55-60 minuti di durata, possiamo confermare il focus su tre protagonisti, le cui vicende si andranno a intersecare nel corso dello show fino al raggiungimento di un epilogo fortemente interconnesso e, sotto un certo punto di vista, corale. Il personaggio principale è sicuramente quello di Lucy, interpretato dalla bravissima e splendida Ella Purnell. La sua aspirante eroina è quanto di più simile a un avatar tradizionale di Fallout che possiamo trovare in tutta la serie. Sarà costretta a uscire da queto rifugio per affrontare una Zona Contaminata ben differente da tutte le immagini proiettate e raccontate durante i suoi 20 anni di esistenza sotterranea.

Il secondo personaggio che impareremo ben presto a conoscere, probabilmente quello meno a fuoco nell’intero show, è Maximus, aspirante scudiero della Confraternita dell’Acciaio interpretato da Aaron Moten, che tenterà in ogni modo di diventare un Cavaliere o comunque di farsi un nome all’interno della setta militarizzata che tutti i giocatori di Fallout conoscono bene. Il suo ondeggiare costantemente tra una genuina ignoranza e un’anomala perfidia ci ha però fatto interrogare ripetutamente durante la visione su quanto concretamente ci sia o ci faccia. Questo non è necessariamente un aspetto negativo, anzi forse è proprio voluto.

A chiudere il terzetto c’è sicuramente il protagonista più affascinante di tutti: un Ghoul cacciatore di taglie, interpretato dal talentuoso Walton Goggins. Il personaggio è l’unico dei tre che ha vissuto in prima persona il bombardamento atomico del 2077 che ha generato il mondo post-apocalittico della serie e intorno alla sua esistenza pre e post-atomica si focalizzano i momenti narrativi più importanti di tutta la serie. Si tratta di un personaggio molto ben delineato, con una innata crudeltà e le cui vicende sposteranno costantemente l’attenzione dello spettatore verso gli aspetti caratterizzanti di questo universo.

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La vita post nucleare: un profluvio di colpi di scena | Recensione Fallout

La serie, lo possiamo dire francamente, è eccellente. Jonathan Nolan (il fratello meno noto del Cristopher Nolan e colui a cui si deve quel capolavoro che è stato Westworld), Lisa Joy e soprattutto la showrunner Geneva Robertson-Dworet hanno fatto davvero un ottimo lavoro, da un lato nell’essere incredibilmente allineati con il tono generale dei videogiochi, dall’altro nel creare continui colpi di scena.

La serie tv di Fallout è qualcosa che si innesta nel brand creato da Black Isle e ripreso da Bethesda e Todd Howard in modo coerente e credibile. In tantissimi elementi principali di quello che avviene sullo schermo si percepiscono l’affezione, la comprensione e il rispetto nei confronti del materiale originale. Il tono è contemporaneamente drammatico ed estremamente ironico, a tratti molto divertente, e questo è un elemento cardine dei giochi. C’è tantissima violenza, la serie è incredibilmente splatter a tratti sboccata negli elementi sanguinolenti. Il costante contrasto tra l’ingenuità di Lucy e la realtà della Zona Contaminata, la morte che è dietro ogni angolo, il senso di oppressione e il rischio di essere traditi da chiunque, creano quella dissonanza narrativa che è un elemento caratterizzante della serie partorita da Tim Cain. Persino la palette cromatica adottata, quello stile un po’ fumettoso, un po’ cartoon, con i toni dei Vault estremamente carichi, quasi pastello, a scontornare vicende devastanti, colme di morte e di disperazione, sono eccezionalmente allineati ai videogiochi.

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Conclusioni

Il ritmo prende piede costantemente fino alla conclusione, per i fan di Fallout ci saranno alcuni approfondimenti sulla Confraternita e sulla Vault-Tec che, essendo canonici, riscriveranno buona parte delle loro convinzioni e, soprattutto, la serie è audace e piena di sorprese.

Lasciamo in chiusura di recensione di Fallout un paio di note in merito alla pura messa in scena in termini tecnici: si nota il grande utilizzo di prop ed elementi fisici per tentare di tenere lontano l’uso della computer grafica a basso costo, per il resto lo stile fumettoso viene rispettato. Un successo sotto tutti i punti di vista.

10

Un nuovo concetto di apocalisse

Punti a favore

  • Scelte audaci e mai scontate
  • Si inserisce organicamente nella saga
  • Cast azzeccato e scelte tecniche impeccabili

Punti a sfavore

  • Niente da segnalare

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